Non è il film più famoso di Akira Kurosawa (anzi molti nemmeno sanno che esiste), ma è uno di quei film che dimostra per primo il fatto che Kurosawa era un regista versatile, in grado di dirigere film di vario genere. Il grande pubblico se lo ricorda prevalentemente per film sui samurai ed il medioevo nipponico (il film "I Magnifici Sette", non fu altro che una trasposizione western del film "I 7 Samurai).
In questo film, Kurosawa si butta nel NOIR convincendo alla grande interpretando visivamente una trama molto bella, che potrebbe essere riproposta tranquillamente oggi con i tempi e le modalità del cinema moderno.
Il film narra della scelta morale che Kingo Gondo dovrà fare in
poche ore.
Gondo è un ricco imprenditore, che sta impegnando i risparmi e la propria dimora e vita da benestante, per tentare una scalata alla propria ditta per tagliare fuori quel gruppo di azionisti, che assieme possono escluderlo definitivamente dalla società.
Quando sta mandando il proprio collaboratore per concludere l'acquisto di un pacchetto azionario, una telefonata anonima che annuncia il rapimento di suo figlio, fa rimandare la partenza del suo sottoposto.
Il riscatto sono 30.000.000 di YEN (più della metà dei soldi che lui avrebbe usato per la sua manovra azionaria). Gondo non esita a dimenticare le sue ambizioni per amore di suo figlio.
Purtroppo o meglio così, qualche ora dopo, Gondo scopre che ad essere stato rapito non è suo figlio, ma il figlio del suo autista. All'inizio, fa marcia indietro sostenendo che il rapitore accorgendosi dell'errore di sicuro avrebbe rimandato a casa il bambino senza fargli del male, decide che non ha un senso pagare e chiama la polizia. Ma non è così, dato il movente del rapimento, il criminale rinnova la richiesta del riscatto.
Gondo ha una scelta da fare fra la rovina economica o l'uccisione di un bambino innocente.

Questo film si sviluppa in 2 parti evidenti.
La prima è ambientata in una stanza nell'attesa angosciosa delle telefonate del rapitore.
Nella seconda invece fanno da sfondo i sobborghi di Tokyo, mostrando la decadenza a cui all'epoca è andata incontro la società giapponese incontrandosi con la cultura americana. E la palla passa in mano alla polizia. Curioso in questa parte del film è notare con quanta meticolosità venivano effettuate le indagini, in un tempo in cui non vi erano le tecnologie utilizzate ora per indagare.
Uno sguardo al passato, per rinfrescare le nozioni e l'atteggiamento mentale di un tempo, sarebbe d'aiuto ora ai rappresentanti della legge per non prendere degli sfondoni colossali per la troppa fiducia verso la tecnologia.
Infine, da notare un richiamo all'Italia, verso la fine è possibile sentire una cover strumentale di "O SOLE MIO".
VOTO: 7 1/2
| Titolo originale | 天国と地獄 Tengoku to jigoku |
|---|---|
| Paese di produzione | Giappone |
| Anno | 1963 |
| Durata | 104 min (versione italiana) 143 min (versione integrale) |
| Colore | b/n |
| Audio | sonoro |
| Genere | drammatico |
| Regia | Akira Kurosawa |
| Soggetto | Ed McBain |
| Sceneggiatura | Eijirô Hisaita |

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